DDAY
Autore: Roberto Pezzali
Entro la fine del 2025 potrebbe arrivare un nuovo Regolamento europeo sulle reti che gli Stati membri dovranno adottare. I piccoli operatori non ci stanno e protestano: il sistema favorirà grandi giganti paneuropei e indebolirà la concorrenza.
Dopo Digital Services Act e Digital Markets Act, a Bruxelles si stanno preparando a rivedere le regole attorno alle quali ruotano le comunicazioni europee; entro fine anno potrebbe arrivare così il Digital Network Act.
I piccoli operatori però non ci stanno, e con la creazione di un sito dedicato si preparano a mobilitarsi contro un regolamento che potrebbe rappresentare non solo la fine della neutralità della rete ma anche la fine della concorrenza.
Nella lettera inviata alle redazioni l’Associazione Italiana Internet Provider definisce questo imminente Regolamento come “il più grave attacco mai portato all’Internet libera e pluralistica in Europa” aggiungendo che, se approvato, distruggerà decenni di progresso e consegnerà il controllo della rete a pochi colossi finanziari e industriali, con effetti devastanti per consumatori, imprese e territori.
“Dietro parole solo all’apparenza neutre, quali semplificazione, competitività, efficienza e razionalizzazione, si spiana la strada alla formazione di un oligopolio paneuropeo, in cui tre o quattro grandi operatori, spesso legati a interessi extra-europei, controlleranno l’accesso alla rete e i flussi di dati dell’intero continente.Ad essere minacciato, ancor più del pluralismo nella fornitura dei servizi, è quello infrastrutturale, fondamento di un’effettiva concorrenzialità e innovazione anche a livello tecnologico. Senza un auspicabile cambio di rotta, il Digital Networks Act metterà a repentaglio non solo le centinaia di ISP locali indipendenti nati in tutta Europa, ma anche i punti di interscambio, i system integrator, i produttori di dispositivi, gli installatori che in questi anni hanno reso la rete europea una delle più efficienti e bilanciate al mondo. I posti di lavoro a rischio in Italia sono migliaia, anche senza considerare gli effetti sull’intero indotto.” tuona l’associazione.
In gioco ci sarebbe anche la neutralità della rete, senza la quale l’Internet europea rischia di diventare una rete a due velocità, dove i contenuti e i servizi di chi paga vengono privilegiati rispetto a tutti gli altri.
Tutti i dettagli sono sul sito preparato per la protesta, https://stopdna.eu/.
Cosa non piace del Digital Networks Act ai piccoli operatori
Quello che sta preparando l’Europa è un regolamento complesso che include tantissimi aspetti, come l’armonizzazione delle frequenze e l’indipendenza strutturale per reti satellitari e cavi sottomarini, ma per questi aspetti le posizioni possono anche essere condivise dai piccoli operatori.
Quello che viene contestato è invece il fatto che si sta procedendo con un Regolamento che dovrà essere adottato da tutti, e non con una direttiva, questo perché il Codice Europeo delle Comunicazioni ha impiegato troppo tempo per essere tradotto in regolamentazione dai singoli stati membri.
Il rischio è che una deriva accentratrice, il fatto che si decida tutto a livello europeo senza considerare le specificità di ogni singolo paese (geografiche ma anche economiche) possa portare ad diverse distorsioni.
Quello che chiede l’Europa con questa direttiva è semplice: dare agli utenti connessioni di alta qualità, affidabili e sicure. Per fare questo e per risolvere il problema locale della mancanza di investimenti e di innovazione, con questa regolamentazione qualsiasi operatore europeo potrebbe entrare commercialmente in qualsiasi paese dell’Unione Europea con la sua offerta.
Tuttavia in Italia le connessioni affidabili e sicure ad alta capacità ci sarebbero anche, ma le ragioni per cui mancano investimenti sono dovute alla mancata remuneratività del settore dovute alle guerre dei prezzi: la fibra e in generale la telefonia in Italia costano troppo poco.
Per quanto riguarda il ritardo nell’implementazione delle reti ad alta velocità, quelle con velocità superiore a 100 Mbps, il problema di domanda secondo i piccoli operatori non è di disponibilità della risorsa ma di domanda: ci sono milioni di utenze che hanno la FTTH ma non passano alla FTTH perché non ne sentono la necessità, non c’è una killer application che spinga ad un upgrade. Anzi, spesso i piccoli operatori locali sono quelli che riescono a realizzare rapidamente ed efficacemente reti in fibra locali proprio per la conoscenza delle specificità territoriali ed economiche locali. Non è un caso che siano gli unici che crescono, fonte Agcom.
Nel regolamento si annuncia anche la revisione della Net Neutrality per poter fornire servizi innovativi: il rischio sotteso è quello di avere classi di traffico diversificate per gli OTT, garantendo la banda per quel servizi che oggi fanno oltre il 50% del traffico in Europa, da Netflix a Amazon.
Infine ci sono altri due punti: il primo è la messa al bando di apparecchiature che arrivano dalla Cina. L’Europa chiede agli operatori di usare solo apparati di produzione occidentale ma questo senza offrire una soluzione di compensazione per gli extra-costi derivanti dalla scelta: un router o un apparato Huawei costa molto meno di quanto fanno pagare altri vendor apparati equivalenti.
Il secondo è lo switch-off del rame in tutta l’Europa: entro il 2028 l’80% delle reti in rame devono essere spente con lo spegnimento totale previsto per il 2030.