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Alla Commissione europea, che ha avviato una consultazione pubblica sul Digital Networks Act, normativa che punta a creare un vero mercato unico europeo delle telecomunicazioni, gli operatori italiani rispondono mettendo sul piatto le proprie posizioni e la propria vision. La proposta di Bruxelles nasce dalla constatazione che, nonostante decenni di sforzi di armonizzazione, l’Unione rimane frammentata in ventisette mercati nazionali, ciascuno con proprie regole, criteri di autorizzazione e modalità di assegnazione dello spettro radio.

La Commissione mira a superare questi ostacoli attraverso norme vincolanti, una gestione più coordinata delle risorse frequenziali e l’adozione di principi comuni in materia di investimenti, accesso all’infrastruttura e interoperabilità. L’intento è favorire la transizione verso reti cloud-based e tecnologie avanzate come il 6G, rafforzando al contempo la competitività globale dell’Europa.

 

Eolo: pragmatismo, neutralità tecnologica e valorizzazione del contesto locale

Eolo, operatore italiano specializzato nell’accesso fisso senza fili e attivo in oltre 7.000 comuni italiani, accoglie con favore il confronto, ma esprime una posizione cauta. L’azienda considera superflua l’introduzione di una nuova legislazione vincolante, ritenendo più utile perfezionare le normative esistenti, come il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche (EECC), già sufficientemente flessibile e capace di adattarsi alle evoluzioni del mercato. Secondo EOLO, l’attuale quadro normativo è in grado di garantire investimenti stabili, concorrenza effettiva e utilizzo efficiente dello spettro, se adeguatamente implementato.

L’operatore mette in guardia contro l’adozione di norme “dirompenti” che non tengano conto delle specificità territoriali dei singoli Stati membri, come la complessità orografica o la densità abitativa. Inoltre, critica l’idea di una gestione centralizzata dello spettro radio, sostenendo che questa potrebbe generare inefficienze e rallentare lo sviluppo, come già dimostrato dal fallimento dell’implementazione coerente della banda 26 GHz in ambito 5G. EOLO invita a procedere con cautela, evitando di forzare lo switch-off di servizi esistenti per liberare frequenze destinate a utilizzi ancora ipotetici. Difende infine con forza la neutralità tecnologica, sostenendo che il mix tra fibra ottica FWA rappresenti una risposta efficace e sostenibile per garantire connettività anche nelle aree meno popolate del Paese.

 

WindTre: serve un mercato unico europeo per rilanciare gli investimenti

Una posizione favorevole è quella espressa da WindTre, tra i principali operatori mobili e fissi italiani. L’azienda sostiene con decisione l’introduzione del Digital Networks Act, ritenendo che il settore europeo delle telecomunicazioni soffra di un eccesso di frammentazione normativa che limita le economie di scala e scoraggia gli investimenti infrastrutturali. Per WindTre, la creazione di un mercato unico digitale rappresenta una condizione imprescindibile per riportare l’Europa in una posizione di leadership globale, sul modello di Stati Uniti e Cina.

L’operatore invoca regole armonizzate in materia di autorizzazioni, fiscalità e assegnazione dello spettro, chiedendo anche semplificazioni nelle procedure di dispiegamento delle reti. La visione di WindTre è fortemente orientata a favorire concentrazioni e integrazioni transfrontaliere, in un’ottica di maggiore efficienza e competitività. Il Digital Networks Act viene visto come uno strumento essenziale per superare la frammentazione che oggi impedisce la nascita di veri “campioni europei”.

 

Iliad: accesso equo e parità di condizioni per tutti gli operatori

Anche Iliad si mostra favorevole all’iniziativa europea, pur sottolineando alcune criticità. L’operatore francese attivo in Italia pone l’accento sulla necessità di garantire un accesso equo e trasparente alle reti, in particolare nei contesti in cui esistono operatori verticalmente integrati con una posizione dominante. Iliad chiede che le regole europee siano in grado di riequilibrare le asimmetrie esistenti e garantiscano condizioni eque per tutti gli attori di mercato, indipendentemente dalla loro dimensione o struttura societaria.

L’azienda auspica una maggiore armonizzazione delle regole di accesso wholesale e delle analisi di mercato, e chiede che vengano rafforzati i meccanismi per obbligare alla condivisione delle infrastrutture passive. Sebbene favorevole agli obiettivi del Digital Networks Act, Iliad mette in guardia contro il rischio di introdurre una deregulation che finirebbe per rafforzare i soggetti già dominanti, a scapito della concorrenza.

 

Inwit: semplificazione e regole comuni per le infrastrutture passive

Inwit, principale tower operator italiano, si concentra sul ruolo delle infrastrutture passive e sull’importanza di avere regole chiare, stabili e armonizzate a livello europeo. Secondo l’azienda, la transizione verso reti 5G e 6G richiederà una densificazione delle infrastrutture che solo una normativa semplificata e coerente potrà rendere possibile. Inwit auspica la definizione di standard minimi comuni per le autorizzazioni e la sicurezza dei siti, così come l’introduzione di incentivi fiscali e finanziamenti dedicati alla modernizzazione delle torri.

L’azienda considera il Digital Networks Act un’occasione per consolidare il ruolo delle torri come abilitatori della connettività, in un’ottica di neutral host. La richiesta è quella di un contesto regolatorio stabile e prevedibile che consenta agli operatori infrastrutturali di pianificare investimenti a lungo termine senza ostacoli amministrativi e interpretazioni divergenti tra i Paesi membri.

 

FibreConnect: attenzione alle specificità locali e al rischio di centralizzazione

La voce di FibreConnect, operatore attivo nelle aree industriali e meno servite, introduce una nota critica nei confronti della proposta europea. L’azienda si dice preoccupata per un’eccessiva spinta verso la centralizzazione, che rischierebbe di penalizzare i modelli locali di sviluppo infrastrutturale. FibreConnect sottolinea che l’attuale normativa, se correttamente applicata, consente già di realizzare progetti efficaci, specialmente se accompagnati da incentivi pubblici mirati.

Secondo l’operatore, l’obbligo di uniformare l’offerta wholesale su scala europea potrebbe compromettere la sostenibilità economica di molte iniziative territoriali, basate su collaborazioni pubblico-private o su investimenti diretti in contesti di domanda limitata. Il Digital Networks Act dovrebbe, secondo FibreConnect, tenere conto della diversità degli ecosistemi locali e promuovere soluzioni flessibili, evitando di imporre modelli “one size fits all” poco compatibili con la realtà delle reti italiane.

 

Open Fiber: coordinamento sì, ma con approccio graduale e rispettoso

Open Fiber, gestore di una delle principali infrastrutture FTTH italiane, adotta una posizione equilibrata. L’azienda riconosce l’utilità di un maggiore coordinamento tra le autorità nazionali e di una semplificazione delle procedure, ma invita a procedere con gradualità. Open Fiber sottolinea che molte regole europee attuali sono frutto di esperienze maturate a livello nazionale e che il nuovo quadro normativo dovrebbe valorizzare queste buone pratiche, evitando di introdurre norme che possano annullare investimenti già realizzati.

Particolare attenzione viene riservata al tema dello spettro: Open Fiber propone che le assegnazioni siano orientate a promuovere l’uso efficiente delle frequenze, piuttosto che alla mera generazione di entrate tramite aste. L’azienda riconosce il potenziale positivo del Digital Networks Act, ma ribadisce che la sua implementazione dovrà essere fondata su un approccio pragmatico e sul rispetto dell’autonomia dei singoli Stati membri.

 

Fibercop: serve stabilità normativa, non rivoluzioni

Fibercop evidenzia che l’attuale sistema di regolamentazione ex ante basato su un significativo potere di mercato (SMP) dovrebbe essere gradualmente eliminato a favore di un approccio normativo più simmetrico, come previsto dalla legge sull’infrastruttura Gigabit (GIA). Le preoccupazioni in materia di concorrenza dovrebbero, se necessario, essere affrontate mediante il diritto generale della concorrenza piuttosto che mediante un intervento ex ante. “Gli operatori che operano esclusivamente all’ingrosso, la cui attività consiste proprio nella fornitura di accesso all’ingrosso, sono di norma deregolamentati – sottolinea FiberCop – Le disposizioni in materia di accesso all’infrastruttura fisica dei prodotti di accesso dell’UE stabilite nella GIA costituiscono già uno strumento normativo comune e simmetrico dell’UE per affrontare efficacemente le strozzature”. In questo senso qualora la Commissione prenda in considerazione un ulteriore prodotto di accesso regolamentato a livello dell’UE, è importante che agli operatori non sia imposta alcuna norma tecnica e che le condizioni siano definite nel parametro di riferimento dell’UE. “Qualsiasi iniziativa non comporta l’obbligo diretto o indiretto per il proprietario di rame di spegnere il proprio bene privato né limita la sua libertà economica. L’abbandono del rame è un processo graduale che deve essere facilitato e accelerato mediante misure a sostegno delle dinamiche di mercato”, conclude.

 

Convergenze, divergenze e la sfida europea

Il dibattito sul Digital Networks Act evidenzia, nel contesto italiano, da un lato soggetti, soprattutto tra gli operatori mobili, che spingono per una maggiore integrazione europea, considerata necessaria per attrarre investimenti e garantire competitività. Dall’altro, operatori come EOLO, FibreConnect e Fibercop che sottolineano i rischi di un approccio troppo centralizzato, che potrebbe minare gli equilibri esistenti e penalizzare le specificità territoriali.

La sfida, dunque, non è solamente tecnica, ma soprattutto politica e di governance. Trovare un equilibrio tra armonizzazione e flessibilità, tra mercato unico e tutela delle diversità locali, sarà decisivo per il futuro dell’infrastruttura digitale europea. Il Digital Networks Act può essere l’occasione per rilanciare una visione comune, ma solo se saprà tenere insieme le diverse anime del settore, senza schiacciare l’eterogeneità che è, da sempre, una delle ricchezze dell’Europa.